In questi giorni in cui scrivo, mi trovo in trasferta nella mia città, Pavia. Tra le tante cose che cerco di fare nei pochissimi giorni in cui vengo qui, c’è anche quello di andare nella mia storica fumetteria. Vado per svuotare la casella e vado, soprattutto, per scambiare quattro chiacchiere con i miei amici storici di balloons. Il tempo è sempre tiratissimo ma riesco comunque a passare, entrare, dare uno sguardo veloce agli scaffali colmi di nuove uscite e dire “svuoto la casella!”. Mentre mi preparano il conto da pagare, scannerizzo velocemente tutti i fumetti in esposizione. Quello sarà l’unico momento in cui potrò avere un’idea di cosa c’è di nuovo che possa interessarmi (ecco che qui il ruolo fondamentale è giocato dalle copertine). Tra uno scan e l’altro, l’occhio si ferma su un volume dalla copertina principalmente bianca con 3 ragazzi conciati da pseudo Robin. In più si tratta di un numero 1. Perfetto! Così non mi farò angosciare dal perennemente presente “recupero”. Prendo